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Mitologia 1: Asklepiòs
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28.12.2024 |
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"Le mani di Giulio gli afferrarono le chiappe avvicinando il pistolone del dottore verso di sè..."
La luce del sole filtrava polverosa dalle veneziane, la stanza era immersa in una penombra ovattata. Giulio ascoltava i propri pensieri in lontananza, quasi non fossero suoi, aveva sonno, forse effetto degli antidolorifici che vedeva scendere abbastanza speditamente dalla piccola flebo sopra la sua testa; cercava tuttavia di trovare il lato comico in qualche aspetto della situazione surreale in cui si era ritrovato e si preoccupava per le piccole cose di cui aveva bisogno e che erano in albergo: gli serviva il carica batterie dello smartphone, lo spazzolino da denti e magari anche un cambio di biancheria. Ma chi gliele andava a prendere? Era venuto a Roma da solo per cazzeggiare tre giorni in libertà e rilassarsi in questa fascinosa città che, per quanto ne dica chi ci abita, è di una monumentalità incantevole e l'aria che ci si respira induceva Giulio a pensare che lui ci avrebbe volentieri abitato. E i romani, anche i burinazzi, tutto sommato gli piacevano.
Mezzora prima stava andando, stanco e affamato, all'isola tiberina per pranzare al ristorante della Sora Lella. Doveva avere avuto uno svenimento perché stava riprendendo coscienza sdraiato su qualcosa di atipico, un tavolo probabilmente e forse erano i cuochi del ristorante che, tutti vestiti di bianco, gli stavano attorno...
- Ehi... come si sente? Ricorda come si chiama?
- Giulio...
Era confuso e tentò d'alzarsi...
- Non si muova! Sa dove si trova?
- Al ristorante?...
- E' al Fatebenefratelli... Cosa si ricorda?
- Che forse ho avuto un mancamento...
- E' stato investito da un'auto. Ora la teniamo in osservazione. Ha qualcuno da avvisare?
Realizzò di essere all'ospedale, mosse mani e piedi e apparentemente non c'era niente di rotto. Aveva male a un piede o forse era una gamba e un sottile mal di testa...
- Veramente sto in albergo e sono a Roma da solo... Come... come è successo?
- E' stato urtato sulle strisce pedonali, ma apparentemente sta bene. Dato che, però, è arrivato privo di conoscenza è bene stia qui 24 ore almeno...
- Chi mi ha portato?
- Il suo investitore. Per la cronaca è il figlio del primario... Verrà più tardi un poliziotto a interrogarla sul fatto. Ora riposi, ci vediamo più tardi... Ah, io sono il dottor Moris.
Prima del poliziotto venne invece il primario a scusarsi per la sbadataggine del figlio neopatentato e a rassicurare Giulio che avrebbe avuto di tutto e di più a livello di assistenza e che non avrebbe avuto spese di nessun tipo, anzi certamente l'assicurazione avrebbe risarcito ogni danno anche di natura immateriale e morale.
"Paura eh che mi inventi dei mali da qualche parte e che inguai il tuo rampollo?" fu quello che Giulio pensò.
Poi, tra una tac, una risonanza ed esami vari fu trasferito in una cameretta piuttosto lussuosa, una di quelle riservate ai Vip che richiedono privacy. A fianco del letto c'era la finestra e di fronte un tavolino con la tv, poi, spostato verso la porta, su una colonna di legno, una testa di marmo con scritto in greco Asklepiòs.
Le molte telefonate che Giulio fece scaricarono completamente la batteria e quando il medico venne a dirgli che alla testa andava tutto bene ma aveva un'incrinatura in un osso del metatarso, una stupidaggine, ma era necessaria l'ingessatura perché la cosa rimanesse tale, Giulio piombò in uno stato di visibile abbattimento e piagnucolò:
- Ma io devo passare in albergo, devo pagare, sono senza telefono, mi devo cambiare...
Il medico cercò di confortarlo, gli disse che sarebbe venuta un'infermiera e che prima di smontare sarebbe ripassato lui. Si fece dare il nome dell'albergo e gli disse di non preoccuparsi che prima di sera avrebbe avuto le sue cose.
Quando più tardi venne l'infermiera, "le sue cose" non le aveva ancora avute. L'infermiera non lo lasciò alzare, lo lavò sommariamente con spugnature, gli mise sul comodino un pappagallo di cartone pressato e, alla richiesta di Giulio, rispose che il dottor Moris era appena smontato.
Dopo un'oretta e dopo un'orrenda cena fredda, in piena disperazione, Giulio vide una persona con in mano una grossa busta di plastica e il suo trolley.
- Spero d'aver preso tutto. Poiché era complicato mandare qualcuno sono andato personalmente. Per il pagamento si rifanno alla carta di credito con cui aveva prenotato, per il resto se ha bisogno di qualcosa mi dica giacché sono qui, perché se suona per l'infermiera, detto tra noi, fa prima ad essere ricevuto dal papa...
Giulio in quel momento sentì di amare il medico che, "in borghese", non aveva riconosciuto subito. Si fece dare il caricabatterie, un libro, un paio di slip e una maglietta pulita. Si meravigliò molto quando il medico si offrì di aiutarlo a cambiarsi e non poté non notare la delicatezza con cui il dottore gli sistemò l'uccello dentro gli slip. A dire il vero, sperava facesse presto perché gli si stava indurendo.
"Meno male che non se ne è accorto" pensò. Invece il dottorino se ne era accorto benissimo e, benché fosse sposato e papà da poco, nutriva una segreta passione per i bei giovani cazzuti. Era un trentacinquenne ben stazzato con un fisico asciutto sebbene non muscoloso, capelli e occhi neri, una barbetta corta curata ed un sorriso dolce e accattivante. Soprattutto aveva un bel modo di fare. Stava collegando il telefono al caricabatterie e questo alla presa:
- Così non ha bisogno di muoversi... domattina le ingesseranno il piede e mezza gamba, e poi probabilmente riuscirà ad alzarsi. Le farò portare un bastone a tre gambe ma poi si dovrà organizzare per acquistarne o noleggiarne uno e, dato che può essere che la dimettano, dovrà farsi venire a prendere. Le ho prescritto antidolorifici così dormirà meglio. Cerchi di riposare. Ho visto che le piace la mitologia - disse poi accennando al libro di Lindsay Clarke sulla guerra di Troia che gli stava appoggiando sul comodino al posto del pappagallo.
- In effetti sì.
- Il pappagallo lo appoggio a terra tanto ci arriva a prenderlo. O forse le serve adesso?
- Più tardi, grazie.
Chissà perché ma gli stava diventando duro... forse il modo di fare, la voce suadente del medico, il pensiero di infilare il cazzo in quel coso... chissà. Intanto gli guardava i dettagli... "però che begli occhi neri... che belle mani..." E... niente... aveva il cazzo decisamente duro quando il medico si sedette in fondo su uno degli angoli del letto. Giulio azzardò una domanda personale...
- Morris è il nome o il cognome?
Il medico sorrise.
- Il cognome. E con una erre sola, ma non sono né british né français. Molti pensano sia il nome e scrivono Maurice. In realtà sono friulano e mi chiamo Ermes. Oddio, all'anagrafe Ermete - e si mise a ridere.
Rise anche Giulio e non si era reso conto che la mano del medico gli si era posata sul piede e stava dolcemente lisciandolo dal basso in alto. Il suo cazzo era durissimo e si notava. Per dissimulare l'imbarazzo cercò di parlare d'altro.
- Bè, a proposito di Ermes o altri dei e semidei greci accennando colla testa al busto di Asklepiòs, non mi pare che Esculapio fosse uno così... così giovane, così...
- Bello?... Già... in effetti è una copia della testa di Antinoo che è al Louvre. Credo che il marmista abbia copiato il bell'Antinoo, poi dato che doveva finire qui in ospedale, abbia scolpito in greco il nome di Esculapio che in realtà era più maturo e con una gran barbona riccioluta - e si lasciò andare in una risata accattivante contraccambiata da Giulio.
La mano del medico era salita fino al ginocchio:
- Ora è bene che riposi. Le spengo la luce e più tardi ripasso a vedere se va tutto bene. Qui decisamente va tutto bene... - e gli premette la mano sul cazzo.
Giulio ebbe una contrazione involontaria degli addominali, arrossì e sorrise. Uscito il medico, dopo poco si assopì. Era un dormiveglia tranquillo, non agitato. La sua mente vagava in uno spazio ondoso dove i rumori diventavano musica di sottofondo a movimenti indistinti. Gli parve che il busto di Asklepiòs ruotasse e poi che i contorni del viso prendessero un colorito roseo. Poi focalizzò l'attenzione sugli occhi e le sopracciglie scure. Cazzo... ma era il dottor Moris... Si vede che gli antinfiammatori lo avevano intontito e adesso identificava Moris cioè Ermes, anzi Ermete con Esculapio, cioè Asklepiòs anzi Antinoo...
- Va sempre tutto bene?
- Sì sto bene...
Il dottore riappoggiò la mano sull'uccello di Giulio ormai quiescente:
- Qui andavamo meglio prima...
Giulio sorrise mentre il medico lentamente lo scopriva e, neppure il tempo di far scivolare gli slip sotto le natiche, già il suo uccello era inalberato. Era un normalissimo cazzo di 17 cm, ma molto ben fatto, senza curvatura alcuna con una bella corona di peli castani accorciati. Il medico gli strizzò delicatamente le palle e subito inghiottì la cappella rosea. Fu come se il materasso si ritraesse sotto Giulio e lui fluttuasse nel vuoto. Il tepore umido della bocca del medico gli procurava un piacere fantastico tanto che si sentì lì lì per venire. Allungò una mano sulla clavicola del dottore che si staccò. A Giulio non parve vero di passare al tu:
- Così mi fai venire...
- E dov'è il problema...
- Mi piace reciprocare...
Giulio armeggiava coi calzoni del medico e lui lo agevolò abbassando in contemporanea anche i boxer. Le mani di Giulio gli afferrarono le chiappe avvicinando il pistolone del dottore verso di sè. Aveva una grande cappellona scura e poi l'asta si assottigliava un po' scendendo verso l'inguine. Ma quello che più impressionò Giulio furono le palle. Letteralmente enormi: due uova d'oca. Una mano restò sulle chiappe, con l'altra prese le palle in mano e si diede a ruotarle delicatamente su loro stesse mentre colla bocca faceva un superpompino come non aveva mai fatto.
Ermes gradiva, ma anche lui non voleva finire così. Si spogliò completamente lasciando cadere i vestiti sul pavimento e si allungò sul letto a fianco di Giulio. Si baciarono poi Ermes lo ruotò sul fianco e gli appoggiò il cazzo al culo.
- Vai piano per favore... hai gel?
- Ho di meglio non ti preoccupare, lidocaina, e sarà come entrare nel burro. Tirò fuori dalla tasca posteriore dei calzoni un piccolo tubetto, ne spremette un po' su pollice e indice e cominciò a lavorare il buchetto di Giulio. Prima l'indice poi il pollice, indi entrambi, poi levò il pollice e mise medio e anulare... dopo una breve pausa in cui si infilò il condom, appoggiò l'uccello al culo, spinse gradualmente e costantemente fino alle palle. Giulio non sentì alcun dolore, solo turgore e, appena Ermes iniziò i movimenti, cominciò a gemere per il piacere.
- Sì, dammelo tutto... mi piaci Ermes... - gemeva Giulio mentre il dottore praticava affondi superlativi. In uno di questi il medico si fermò e ruotò Giulio tirandolo a sé finché la di lui schiena fu sul suo petto. Il cazzo di Giulio svettava in alto mentre quello di Ermes riprendeva a stantuffargli il culo. Qualche minuto dopo, sempre col cazzo ben affondato nel suo culo, il medico abbracciò forte Giulio e roteò le gambe di entrambi fuori dal letto. Entrambi le lasciarono penzolare e si misero a sedere. Ermes toccava a terra coi piedi, Giulio no, ma ben presto scivolò in basso appoggiandoli sul pavimento. E mentre Ermes appoggiò il dorso sul letto, Giulio, proseguendo nell'autoinculamento si rese conto di stare appoggiando i piedi per terra. Senza fermarsi disse:
- Sto appoggiando il piede e non mi fa male per niente.....
- Bè... lì non è certo opera della lidocaina, si vede che il piacere che provi non ti fa più sentire il male... ma ora girati su te stesso a guardarmi e riappoggia le ginocchia sul letto...
Giulio ruotò il suo budello attorno al cazzo di Ermes e tutto il resto del corpo seguì il movimento come fosse la cosa più naturale del mondo. Sempre col suo cazzo in culo, si piegò col torace su quello del medico cercandone la bocca e sentì d'amarlo. Gli scappò lo sguardo sulla colonna col busto di Asklepiòs e notò che non c'era.
- Lo sapevo che eri tu - disse mentre oscillava lentamente il bacino avanti e indietro.
- Abbracciami stretto - mormorò il semidio. E si sedette. Poi si alzò in piedi con Giulio stretto al suo collo.
- Fasciami i fianchi con le gambe... - e, stringendo la sottile vita di Giulio, cominciò a scoparlo in piedi con affondi sovrumani. Giulio era al settimo cielo e profferiva bisbigli sincopati mentre lo sbaciucchiava ovunque:
- Per favore non smettere... lo so che sto sognando... ma non mi svegliare adesso... portami con te...
Il semidio si incamminò verso la colonna sempre trombando Giulio prepotentemente, e lì arrivato, gli appoggiò la schiena alla parete e, schiacciandolo contro al muro, gli farcì il retto ripetutamente con abbondanti fiotti caldi.
Dopo un minuto si sfilò Giulio dal cazzo, gli appoggiò i piedi a terra e si inginocchiò a succhiargli l'uccello che in tutto questo lasso di tempo era rimasto durissimo.
- Vengo, accidenti - disse Giulio ansimando.
Asklepiòs staccò la bocca e una quantità incredibile di sperma si raccolse sul pavimento alla base della colonna-piedistallo. Giulio ebbe un senso di svenimento e gli sfinteri gli cedettero cosicché anche parte di quella che aveva nel retto si aggiunse all'altra. Asklepiòs lo sorresse, lo baciò, lo prese in braccio e l'accompagnò a letto, gli rimise gli slip, lo coprì col lenzuolo, lo ribaciò e se ne andò.
Giulio piombò in un sonno profondo finché lo riscosse una voce lontana accompagnata da un lontano rumore di tapparelle.
- Buongiorno... aò... io me credeva de trovà uno che sta come n'gatto sull'Aurelia e invece questo sta 'na crema...
L'infermiere spalancò i vetri.
- Aò, manco hai pisciato? Mò vedi de falla che tempo mezz'ora e te vengono a pijà pe 'ngabbiarti er piede.
Giulio prese il pappagallo e benché avesse la vescica piena non gli veniva.
- Non ci riesco...
- Vedi de concentratte che poi te devo pure lavà, torno fra quarche minuto e se nun l'hai fatta te metto er catetere... mbè ma che è tutto sto gel qua a tera sott'aa statua? ma che cazz... pare quasi... ma che quarcuno ha rovesciato quarcosa? - e guardò Giulio interrogativamente.
- Non saprei proprio... Io ho sempre dormito...
l'infermiere uscì, Giulio sorrise, prese il pappagallo, si mise su un fianco ed urinò.
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Commenti per Mitologia 1: Asklepiòs:
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